I doni del faraone

Apprendiamo dalla corrispondenza tra Amenhotep III e Kadashman-Enlil, che era uso per i viaggiatori giunti in Egitto, e precisamente proprio alla corte di Amenhotep III, essere riempiti di doni che avrebbero poi riportato nelle rispettive terre di appartenenza.

"Quelli che vengono al mio cospetto, non ce n’è uno solo che non sia andato via  senza aver preso argento e oro, oli e vestiti, ogni buona cosa [assai che più] in ogni altro paese"

così in Esodo 3: 20-23

20 Stenderò dunque la mano e colpirò l'Egitto con tutti i prodigi che opererò in mezzo ad esso, dopo egli vi lascerà andare.
21 Farò sì che questo popolo trovi grazia agli occhi degli Egiziani: quando partirete, non ve ne andrete a mani vuote. 22 Ogni donna domanderà alla sua vicina e all'inquilina della sua casa oggetti di argento e oggetti d'oro e vesti; ne caricherete i vostri figli e le vostre figlie e spoglierete l'Egitto».

Era evidentemente usanza per  chi si recava in Egitto, almeno ai tempi di Amenhotep III, ricevere dei doni costituiti da oro, argento, oli e vestiti, mentre nel passo dell'Esodo questo viene visto/riportato come una forzatura verso il popolo egizio.


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