Miriam - la sorella perfetta

 
Di Aleksej Tyranov - http://www.artsait.ru/art/t/tiranov/art1.php, Pubblico dominio, https://commons

Miriam è sicuramente una figura di primissimo piano nel racconto dell'esodo. E' lei che suggerisce alla Principessa, figlia del Faraone, di chiamare una balia ebrea, per accudire il piccolo Mosè:

2,1 Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una figlia di Levi. 2 La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. 3 Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. 4 La sorella del bambino si pose ad osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. 5 Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Essa vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. 6 L'aprì e vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». 7 La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». 8 «Va'», le disse la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. 9 La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. 10 Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l'ho salvato dalle acque!».

Tuttavia forse non tutti sanno che, secondo la tradizione rabbinica (se così possiamo definirla) la stessa Miriam era stata chiamata in precedenza dal Faraone stesso ad "assistere" le donne ebree al parto, affinché verificassero il sesso del nascituro ed ucciderlo se fosse nato maschio:

15 Poi il re d'Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l'altra Pua: 16 «Quando assistete al parto delle donne ebree, osservate quando il neonato è ancora tra le due sponde del sedile per il parto: se è un maschio, lo farete morire; se è una femmina, potrà vivere».

Miriam ovvero Pua

A suggerci che Pua altri non è che la stessa Miriam, è Rashi di Troyes.
Rashì il cui nome completo è che Rabbi Shelomoh ben Yshaq, è nato a Troyes, intorno al 1040 d.C. questi nel suo "Commento all'Esodo" suggerisce:

Pu'a: costei era Miriam che parlava ad alta voce vezzeggiando il neonato come usano fare le donne quando vogliono calmare il piccino che piange. Il nome Pu'a deriva dall'espressione pa'o "gridare", come è usata in: "Io griderò come donna durante il parto".

Inoltre i rabbini identificano Miriam con Puah, una delle due levatrici ebree (Shiphrah e Puah) che servirono gli israeliti durante la schiavitù egiziana. Perché fu chiamata "Puah"? Perché apparve (hofi'a) con buone azioni per Israele. Secondo un'altra spiegazione del suo nome, quando andava con sua madre dalla donna incinta, belava (poah) come una pecora alla donna in travaglio, il che fungeva da stimolo e aiutava il parto della donna. Un'altra visione la vede spruzzare (nofa'at) del vino nella bocca del bambino, facendo gridare il neonato quando si pensava fosse nato morto (Es. Rabbah 1:13; Eccl. Rabbah 7:3; Midrash Samuel 23:2).

Un'altra spiegazione del suo nome si riferisce al suo comportamento nei confronti del faraone. Quando sentì l'editto reale, fu insolente (hofi'ah panim) verso il faraone e lo guardò dall'alto in basso. Gli disse: "Guai a te nel giorno del giudizio, quando Dio verrà a chiedere un castigo da te". Il faraone si infuriò immediatamente con lei e voleva ucciderla. Si salvò grazie a sua madre, che lo placò e gli disse: "Ti accorgi di lei? È una bambina e non sa nulla" (Es. Rabbah, loc. cit.). Un'altra spiegazione del suo nome è legata alla nascita di Mosè. Puah (= Miriam) avrebbe gridato (poah) con ispirazione divina e avrebbe detto: "Mia madre darà alla luce un figlio che salverà Israele" (BT Sotah 11b). In un altro racconto esegetico, fu chiamata Puah a causa della sua insolenza, che - in questa rappresentazione - era diretta contro suo padre Amram, per protestare contro la sua astinenza dalla moglie quando il Faraone ordinò che i ragazzi israeliti fossero gettati nel Nilo (Ex. Rabbah loc. cit.). Un'altra tradizione etimologica spiega che fu chiamata così perché gridò (poah) e pianse per suo fratello Mosè quando fu gettato nel fiume (Sifrei su Numeri, 78).

Nei suoi vari significati, il nome "Puah" incarna quindi due diversi tratti caratteriali che i Rabbini trovano nella personalità di Miriam: da un lato, ella mostra sensibilità e tenerezza: bela al neonato e piange per suo fratello; mentre, dall'altro, agisce in modo assertivo e aggressivo ed è insolente sia con suo padre che con il Faraone.

Secondo i Rabbini, la sua ricompensa per non aver ascoltato il Faraone fu di avere una progenie che sarebbe stata di saggi e re. Uno dei suoi discendenti era Bezalel, che era pieno di saggezza, come testimonia Es. 31:3 attesta: "L'ho dotato di uno spirito divino di abilità [o, saggezza]". Il midrash attribuisce l'eccessiva saggezza della tribù di Giuda al merito di Miriam (Es. Rabbah 48:4; per la tradizione che Miriam era sposata con Caleb). Un'altra tradizione le attribuisce la regalità per merito della sua condotta, poiché il re Davide discendeva da lei (Sifrei sui Numeri loc. cit.; BT Sotah 11b). Queste tradizioni sono espansioni esegetiche della descrizione in Es. 1:21 della ricompensa che Dio diede alle levatrici: "Egli stabilì delle famiglie per loro".

Privacy Policy